Il Mango

IL FRUTTO
DEL NOSTRO LAVORO


Un focus d'approfondimento sul protagonista del nostro progetto

Origine

Il mango (Mangifera indica L.) è la specie più importante della famiglia delle Anacardiaceae, sia per la sua produzione mondiale che per l'ampia distribuzione a livello globale. Il mango e le sue varietà commerciali si sono originate nelle aree comprese fra l'India e la Birmania e probabilmente nelle zone prossime al Nepal e al Bhutan, ai piedi dell'Himalaya, dove sono tutt'oggi presenti genotipi selvatici.

Diffusione mondiale

Oggi, la coltura interessa le regioni tropicali e subtropicali ed è presente in tutti i continenti. Il mango rappresenta circa la metà della produzione totale dei frutti tropicali coltivati nel mondo ed è presente sul mercato quasi tutto l'anno. Secondo i dati FAOSTAT del 2017, la produzione mondiale supera i 50 milioni di tonnellate di cui l'Asia rappresenta il principale produttore (76%), seguito da America e Africa, anche se il cambiamento climatico in atto ha allargato l'areale di coltivazione al bacino del Mediterraneo.

Coltivazione nel Mediterraneo

Il primo Paese europeo per superficie e produzione di mango è la Spagna, in particolar modo le Isole Canarie e la regione dell'Andalusia, seguita dall’Italia e a cui si aggiunge, sull'altra sponda del Mediterraneo, Israele, mentre il principale Paese importatore di frutti freschi da fornitori non europei è l'Olanda, seguita da Regno Unito, Spagna e Belgio.

Il mango in Italia

Nella nostra Penisola la produzione è essenzialmente concentrata in Sicilia, soprattutto lungo le coste tirreniche dove esistono numerose aree vocate. Il vantaggio qualitativo dell'offerta dei Paesi mediterranei è determinato dall'ottenimento di frutti maturati sulla pianta (ripe on tree) che li rende più graditi al consumatore rispetto a quelli provenienti dai Paesi extra-europei, nonché alla vicinanza dei mercati di riferimento che vengono raggiunti in un tempo molto più breve riducendo, in tal modo, anche l'impatto ambientale legato al trasporto.

Panorama varietale internazionale e nazionale

Il panorama varietale del mango, vista la sua coltivazione da più di 4000 anni in un'area assai ampia e di considerevole diversità climatica, è frutto di differenti criteri di selezione applicati nelle diverse regioni e risente delle risposte genetiche alle varie influenze ambientali. A livello mondiale, le varietà più commercializzate sono Palmer, Kent, Keitt e Tommy Atkins, in quanto mostrano una elevata capacità di resistere a lunghi trasporti. In Spagna è presente principalmente la varietà Osteen mentre in Italia, alle prime, si aggiungono le varietà Glenn, Maya, Irwin, Osteen e Kensigton Pride.

Come si distinguono le cultivar

Le cultivar di mango si differenziano tra loro per una serie di caratteri morfologici (descrittori) che includono fondamentalmente differenze nell'aspetto delle foglie, del fiore e del frutto. Tuttavia, è sul frutto che si rilevano le differenze più marcate: le cultivar, infatti, possono essere classificate in base alla forma (ovale, tonda, oblunga, reniforme ecc.), al colore (verde, giallo o rosso, con o senza striature o aree di sovraccolore, con presenza o assenza di lenticelle bianche o gialle), alla tessitura della polpa (fibrosa o non fibrosa) e alla presenza o meno di trementina (che le rende più o meno aromatiche). Un ulteriore importante carattere distintivo è legato al calendario di maturazione (da agosto a novembre nell'ambiente mediterraneo) che differenzia le cultivar in precoci, di media epoca e tardive.

Risorse Genetiche

Il mango si riproduce naturalmente per seme, metodo che ha dato vita ad un larghissimo germoplasma da cui si sono originate numerosissime cultivar. Da un punto di vista agronomico, però, la propagazione viene effettuata per via vegetativa, al fine di preservare l’identità genetica delle cultivar e garantire l’uniformità degli impianti, utilizzando essenzialmente metodi di innesto e di radicazione, attraverso la moltiplicazione di piante nucellari ottenute da varietà poliembrioniche. Ne consegue che le piante nucellari sono identiche alla pianta madre. La tecnica dell’innesto, tra l’altro, permette una più veloce fruttificazione (generalmente dopo 3-4 anni) rispetto ai 5-10 anni per le piante da seme. In Spagna, i portinnesti più diffusi sono il Gomera 1 e il Gomera 3.

Gli aspetti che concernono lo sviluppo, l'accrescimento e la produttività delle piante di mango sono strettamente connessi al clima, e in particolare alla temperatura. I cambiamenti nel tempo delle fasi fenologiche degli alberi da frutto determinano l'adattamento delle piante e hanno anche un'elevatissima importanza economica, poiché influenzano direttamente la produzione finale.

Sviluppo fenologico

Per descrivere lo sviluppo fenologico delle piante di mango in ambiente tropicale e sub-tropicale lo strumento più utilizzato è la scala BBCH. Le fasi fenologiche del mango evolvono in modo diverso in funzione dell'ambiente di coltivazione tropicale o subtropicale. Nelle zone tropicali le piante presentano un modello di crescita asincrono, cioè si possono rinvenire, nello stesso momento, fiori, frutti e germogli in riposo vegetativo in diverse porzioni della chioma. Diversamente, in climi subtropicali, gli alberi di mango presentano una separazione netta fra la fase vegetativa, di latenza e riproduttiva. In questi ambienti, dove le temperature invernali sono inferiori a 15° C, i germogli seguono una fase di sviluppo sincrona, data dall'attività discontinua dei meristemi apicali e un successivo periodo di latenza, seguito da un nuovo accrescimento vegetativo e/o fiorale. Crescita vegetativa e fase riproduttiva avvengono, quindi, in momenti distinti nel tempo: lo sviluppo dei germogli non è continuo e in concomitanza della fioritura il processo si arresta.

Clima e temperature

Anche se alcuni autori, in passato, sostenevano che la pianta fosse in grado di svilupparsi in zone con temperatura media, nel mese più freddo, non inferiore ai 15 °C e con temperature ottimali di accrescimento nella fase della fioritura comprese tra i 24 e i 33 °C, più recentemente, invece, si è visto come il mango, con opportuni accorgimenti, possa essere introdotto anche in zone dove le temperature dei mesi freddi sono più basse, come ad esempio nella zona di Malaga, a Sud della Spagna, ma anche in Sicilia. Quando però le temperature si approssimano allo zero, si osservano danni sulle piante anche irreversibili e pertanto occorre proteggerle dai rigori invernali. Il freddo è un fattore così limitante che temperature già inferiori a 6 °C possono provocare ingenti danni alle piante fino a causarne la morte in dipendenza dal tempo di esposizione, mentre nei confronti delle alte temperature il mango è abbastanza tollerante e solo oltre i 40° C si possono osservare danni.

Concimazione

È difficile stilare un intervento di concimazione idoneo per tutti gli ambienti di coltivazione, viste le diverse caratteristiche pedo-climatiche delle aree di coltivazione di questa specie e della cultivar scelta. Un'analisi del suolo aiuta a comprendere la dotazione minerale di base. Le analisi dei minerali del suolo e delle foglie possono essere utilizzate come indicatori a breve termine dello stato minerale dell'albero, e in generale, possiamo dire che il mango è una pianta esigente in termini di asportazioni di azoto, potassio, calcio, magnesio e altri microelementi, la cui carenza influisce notevolmente sul risultato quantitativo e qualitativo. L'azoto va somministrato alla ripresa vegetativa, all'inizio dello sviluppo del frutto e immediatamente dopo la raccolta. Sintomi di deficienza di azoto compaiono sulle foglie: ingiallimento o clorosi inizialmente delle foglie più vecchie, accompagnate da crescita lenta e mancanza di vigore. Difficilmente si riscontrano casi di tossicità, ma un eccessivo apporto di azoto provoca elevata vigoria, fioritura e germogliamento abbondanti e un decremento qualitativo dei frutti, con il verificarsi di fisiopatie quali internal breakdown e jelly seed. Apporti fosfatici possono essere previsti all'inizio della primavera o dell'inverno, mentre il potassio va somministrato in primavera solo all'occorrenza, in base ai risultati dell'analisi fogliare. La concentrazione di azoto nelle foglie tra l'1 e l'1,5% del peso secco è generalmente considerata nel range ottimale, mentre per il fosforo e il potassio bastano, rispettivamente, valori compresi tra lo 0,05 e lo 0,2% e tra lo 0,3 e 1'1%. Apporti di calcio sono utili per evitare disordini interni al frutto, mentre diversi microelementi (rame, zinco, ferro, boro) possono essere utilizzati anche per via fogliare, migliorando la qualità del frutto in termini di zuccheri e solidi solubili totali. Studi recenti hanno evidenziato come un corretto piano di fertirrigazione possa limitare le carenze incrementando rese e qualità dei frutti.

Irrigazione

Anche nel caso dell'irrigazione è difficile stabilire un programma generalizzato, tuttavia, nella stesura dello stesso, occorre tenere conto di alcuni fattori generali come il clima, la cultivar e il tipo di suolo. Nei nostri ambienti, le aree vocate alla coltivazione del mango si attestano su una precipitazione annuale variabile tra 500 e 700 mm concentrata nel periodo autunno-inverno per cui è d'obbligo il ricorso ad apporti irrigui. Il principio applicabile, come nel caso della nutrizione minerale, è sempre lo stesso e si basa sulla quantità da somministrare (quanto), sui turni adottabili (quando) e sul metodo irriguo (come). Partendo dalla quantità, possiamo dire che il fabbisogno idrico del mango in piena produzione può oscillare tra 3.000 e 5.000 m3/ha annui per ettaro, in relazione alle condizioni climatiche, concentrati prevalentemente nella stagione estiva. Per quanto concerne il numero e il momento degli apporti irrigui, in considerazione della composizione prevalentemente franco-sabbiosa dei terreni, bisognerà prevedere interventi più frequenti nel tempo, con turni d' irrigazione brevi e apporti unitari quantitativamente più limitati. Al contrario, in terreni più pesanti, dove occorre anche scongiurare la possibilità di eventuali ristagni idrici, i turni saranno più lunghi, con apporti moderati. I sistemi irrigui più utilizzati sono quelli a microportata che consentono di fornire alle piante apporti nutritivi tramite fertirrigazione. Una particolare attenzione va rivolta all'uso di acqua con problemi di salinità che può causare danni all'attività vegetativa della pianta. Ultimamente, al fine di ridurre l'impronta idrica della coltura, si stanno sperimentando tecniche di deficit idrico controllato che permettono una riduzione degli apporti idrici salvaguardando rese e qualità dei frutti.

Raccolta

Gli indici di raccolta utilizzabili per il frutto di mango sono diversi e variano in funzione delle aree geografiche e delle cultivar interessate. L'aspetto esterno del frutto è sicuramente il più immediato e fa riferimento alla forma del frutto e al colore dell'epicarpo. La forma del frutto è, tuttavia, un criterio molto soggettivo. Si considera il frutto maturo e, quindi pronto per la raccolta, quando i bordi superiori sovrastano leggermente il punto di inserzione del peduncolo o quando cambia forma da ovale a rotonda. Il cambio di colore di fondo dell'epicarpo, con la progressiva scomparsa del verde che viene mano a mano sostituito dal sovraccolore, e la suberificazione delle lenticelle si utilizzano, invece, come criterio in altre cultivar, quali Tommy Atkins. Questi cambiamenti, però, possono essere influenzati anche dalle tecniche colturali. Per ottenere un quadro più veritiero sulla maturazione del frutto occorre fare riferimento agli indici distruttivi, come il contenuto in solidi solubili che può oscillare tra 10° Brix (raccolta verde) fino a 18° Brix (tree ripe). Tra i non distruttivi, quello relativo al colore della polpa è tra i più usati e si basa sul confronto con carte colorimetriche che riportano il corretto stadio di maturazione in funzione del mercato di riferimento: questo è l'indice più usato nei Paesi esportatori come il Messico.

Gestione post-raccolta

Tralasciando le operazioni che devono essere compiute dai Paesi produttori per avviare il prodotto all'esportazione, non possiamo non prendere in esame i requisiti che il mercato europeo esige come standard da soddisfare per la commercializzazione del mango, in relazione alle caratteristiche richieste dalla grande distribuzione organizzata e dal consumatore. I frutti vengono pertanto divisi in tre categorie commerciali (Categoria Extra, I Categoria e II Categoria) in funzione della qualità raggiunta al momento della raccolta e poi selezionati in classi commerciali che vanno dalla A alla D in funzione della pezzatura (da un minimo di 100 g fino a 800 g) come previsto dall'UNECE (United Nations Economic Commission for Europe). I frutti più richiesti dal mercato europeo appartengono alle classi B e C, i quali hanno una pezzatura compresa tra i 500 e i 650 g, sono fiber free e con poca trementina. Infine, il mango è soggetto a danni da freddo in post-raccolta (maturazione irregolare, perdita di colore e sapore, depressioni superficiali e imbrunimento della polpa) in funzione della fase di maturazione, della temperatura e della durata dell'esposizione.

Fonte: Farina V., Continella A. Mango. In "Arboricoltura speciale" di Gentile A., Inglese P. e Tagliavini M. – Edagricole Università & Formazione, 2022, pp. 575-592.